lunedì 29 dicembre 2008
Tutti fuori
Spinto da questo breve scambio con il mio amico, ho fatto una piccola ricerca sui politici giapponesi che si sono dimessi dal settembre 2005 (data delle ultime elezioni politiche) e ne ho scovati ben 10 (dieci) compreso il Nakagawa. Eccoli qua: leggete e rodetevi il fegato:
- 27/12/2006: Gen'ichiro Sata, ministro delle Riforme: uso indebito di fondi
- 28/5/2007: Toshikatsu Matsuoka, ministro di Agricoltura, Pesca e Foreste:
uso indebito di fondi.
- 3/7/2007: Fumio Kyuma, ministro della Difesa: disse che il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki era stato inevitabile.
- 1/8/2007: Norihiko Akagi, ministero di Agricoltura, Pesca e Foreste: scandalo nella contabilita' del suo ufficio.
- 3/9/2007: Takehiko Endo, ministro di Agricoltura, Pesca e Foreste: uso indebito di sussidi.
- 12/9/2007: Shinzo Abe, Primo Ministro: impopolarita'.
- 1/9/2008: Yasuo Fukuda, Primo Ministro: impopolarita' e incapacita' di sbloccare l'impasse politico parlamentare.
- 19/9/2008: Seiichi Ota, ministro di Agricoltura, Pesca e Foreste: scandalo del riso avvelenato.
- 28/9/2008: Nariaki Nakayama, ministro di Infrastrutture, Trasporti e Turismo: gaffe a ripetizione.
- 17/2/2009: Shoichi Nakagawa, ministro delle Finanze: apparentemente ubriaco alla conferenza stampa del G7.
La cosa che salta subito all'occhio - a parte la scoperta che il ministero dell'Agricoltura sembra essere un covo di discolacci che non riescono a tenere le dita fuori dal barattolo della marmellata - e' che ben due - dico due - primi ministri sono scesi dal piedistallo. Roba da fantapolitica, nevvero? E cosa dire del povero Nakayama-san che e' rimasto vittima delle proprie gaffe? Meno male che Berlusconi non vive in Giappone...
lunedì 15 dicembre 2008
Spagna ole'!
venerdì 27 giugno 2008
Yasukuni (1)
Il regista cinese, che vive in Giappone da 18 anni, ha cominciato le sue riprese nel 1997 e, approfittando del disinteresse generale, e' riuscito ha ottenere finanziamenti e aiuti vari non solo dalla Corea e dalla Cina ma anche 7,5 milioni di yen dal Consiglio Giapponese per le Arti, che dipende dall'Ufficio per gli Affari Culturali. Tutto sembrava procedere per il meglio (il film e' stato pure premiato ad un festival in Corea) quando il Partito Liberal Democratico (la versione giapponese della nostra Democrazia Cristiana, al governo praticamente ininterrottamente dal 1946) e le forze di destra si sono finalmente "accorti" dell'esistenza del documentario. Apriti cielo! Il 12 marzo un gruppo di parlamentari guidati da Tomomi Inada del PLD ha voluto assistere a una proiezione speciale del film prima che uscisse nelle sale - cosa gia' di per se' straordinaria - dopo di che hanno espresso un parere sostanzialmente negativo che suonava come una vera e propria censura. Il successivo 19 aprile, poi, 150 parlamentari ultraconservatori hanno visto a loro volta il documentario e hanno chiesto alle autorita' di bandirne la commercializzazione.
Queste dichiarazioni mostrano come in Giappone sia ancora difficile intavolare un dibattito politico libero e aperto, soprattutto quando si osa criticare la patria, l'imperatore o il PLD. In questo caso, poi, due cose in particolare saltano all'attenzione: innanzitutto l'elemento razzista delle critiche: molti esponenti conservatori hanno dichiarato che un cinese non aveva nessun diritto di ficcare il naso negli affari interni del paese, soprattutto se il suo intento era quello di fare un film "anti-giapponese". Questo sebbene il film sia stato prodotto da una troupe in buona parte giapponese. In secondo luogo il centrodestra crede che il governo possa finanziare solo quelle opere che non mettono in discussione l'ideologia ufficiale, alla faccia del pluralismo democratico.